Pronti a prendere la vostra scelta, gli AABU fuori con Basta scegliere

Autore: AABU

 Album: Basta scegliere

Etichetta: A buzz supreme

Basta scegliere, un titolo di un album e un invito ben chiaro che spinge gli AABU verso un interessante progetto/provocazione, sorretto poi dai live sul palco e dalla voglia di darsi un identità ben precisa. Un disco, otto canzoni, due sonorità ben distinte per ognuna di queste. Una in stile pop melodico (dal titolo fiore), una con un modus operandi rock e distorto (si chiama pugno), reso ancora più vero dai testi in Italiano e dal linguaggio diretto. Basta scegliere, per l’appunto, e gli AABU non danno nessuna preferenza, lasciandoci l’annosa scelta alle nostre orecchie. Un packaging identico e intuitivo completa il tutto, in un lavoro che ha dei precisi contorni filosofici, perché scegliere e esistere ed esistete è scegliere. La band, attiva dal 2010, si pone così distante da ogni etichettatura di genere, spostando l’attenzione sulla capacità di cambiare i ritmi e sulla verve musicale che li contraddistingue e li porta in tour per la penisola. Che si scelgano ritornelli pop o suoni più duri, le parole in italiano sono dinamiche e reali, per lasciarci sempre pronti anche a riflettere.

Salvami è l’inizio diretto che riprende il gusto sterile delle noie quotidiane, fatto di suocere a pranzo e della scontatezza del presente (treni fermi, zucchero finito). Bella la back vocals femminile nella forma di pugno, come sono alquanto godibili i giri di basso nell’Impero del fastidio, critica alla qualunquista società del consumo. Una canzone, un collage di suoni e figure che sono altro rispetto alla melodia amorosa solita italiana.

Impossibile non segnalare la somiglianza, nella forma rock, con i Ministri, che gli AABU precedono proprio dal palco nel loro tour. Ma basta scegliere ha anche sapori emozionali dalla scrittura più evocativa (L’assassino), e anche più malinconica (Non soffia il vento).

Le differenze tra fiore e pugno sono così sempre più marcate in Il vostro salotto, dove gli amplificatori di pugno sanno del sapore dei citati cani sciolti e, la critica al tradizionalismo familiare è dileguata in riff decisamente rock.

Arianna, invece, sprigiona il meglio nella versione meno cruda di fiore, con lyrics che danno il giusto peso a un racconto di una ragazza che seduta per terra, aspetta la fine da un po’.

Il disco termina e gli AABU stimolano dunque l’ascoltatore per farlo di nuovo sentire libero, per scegliere e non subire passivamente una vita qualunque. Musica è anche questo.

 

Testo a cura di Andea  Alesse

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