Al NXT Station di Bergamo si balla l’Ultimo Tango con la Bandabardò

In queste settimane nelle quali, grazie alla reunion dei Linkin Park con la nuova voce di Emily Armstrong a sostituire l’indimenticabile Chester Bennington, si è acceso un dibattito sull’opportunità che una band continui l’attività musicale dopo la scomparsa del proprio elemento distintivo, ho apprezzato molto la posizione assunta dalla Bandabarò.

Può forse sembrare una questione di lana caprina, ma quella E nel nome “Bandabardò e Cisco” è simbolo di una volontà ben precisa della band: Erriquez non si può sostituire, la banda rimane orfana di un componente, ma prosegue con l’aiuto di nuovi amici e compagni di viaggio.

La Bandabardò nasce l’8 marzo 1993 e da subito di dedica a una intensa attività live in Italia e Francia.

L’esordio discografico è del 1996 con “Il circo mangione” (vincitore del Premio Ciampi come migliore esordio dell’anno), seguito da “Iniziali Bì-Bì”, che contiene la loro prima hit “Beppeanna”. Dopo il mini-live “Barbaro tour” pubblicano “Se mi rilasso… collasso”, un live che contiene la versione in studio di “Manifesto”, altro pezzo di immediato successo.

Nel 2000 esce “Mojito F.C.”, seguito da “Bondo! Bondo!” (2002) e da un altro tour in Spagna, Francia e Svizzera, e dopo poco entra in formazione Jose Ramon Caraballo Armas, meglio conosciuto come Ramon, ai fiati e alle percussioni. “Tre passi avanti” nel 2004, prodotto da Carlo U. Rossi è un altro successo da top ten e nello stesso anno vengono pubblicate con lo stesso titolo l’autobiografia “Vento in Faccia”, scritta con Massimo Cotto ed edita da Arcana. Nel 2006 è la volta della raccolta “Fuori Orario”, un doppio cd contenente anche brani inediti che centra ancora la top ten Fimi (e si piazza al primo posto nelle classifiche dei punti vendita indipendenti). Incessante l’attività live in Italia e all’estero, suonano anche in Messico dove, in appoggio alle Comunità zapatiste e in collaborazione con l’associazione Ya-Basta! finanziano il progetto “Semillita del Sol”, per la scolarizzazione delle popolazioni indigene del Chiapas. Dopo un tour in Canada esce “Ottavio” (2008) cui fa seguito anche un tour teatrale.

Nel 2010, per la rivista XL, pubblicano “Allegro ma non troppo” (contenente due inediti ed esecuzioni live) e nello stesso anno, insieme all’associazione Save the Children, partecipano ad un progetto di scolarizzazione in nord Etiopia realizzando “Sette x uno” insieme a Dario Fo, Giobbe Covatta, David Riondino, Enzo Iacchetti, Davide Enia e Ascanio Celestini. Dopo l’uscita di “Scaccianuvole” (2011) seguono tre anni di pausa prima di arrivare all’ultimo (a oggi) album di inediti intitolato “L’improbabile”, che segna il loro ritorno a una major dai tempi di “Iniziali Bì-Bì” (stavolta con la Warner) e l’ingresso in formazione del tastierista Federico “Pacio” Pacini. Nel frattempo la band realizza la colonna sonora del film “L’Universale”, di Federico Micali, che esce nelle sale nell’aprile del 2016 mentre Sky Arte dedica loro un docufilm intitolato “Bandabardò, un mistero italiano”, con Carlo Lucarelli.

Dopo un altro tour europeo con tappe a Londra, Dublino, Amsterdam e Berlino, nel 2018 viene pubblicata una nuova versione di “Beppeanna”, dal titolo “Se mi rilasso collasso”, in occasione dei 25 anni dalla nascita della band. La canzone vede la partecipazione di Stefano Bollani, Caparezza, Carmen Consoli, Daniele Silvestri e Max Gazzè, cui fa seguito, il 7 dicembre 2018, una festa-concerto al Nelson Mandela Forum di Firenze dove la Banda festeggia insieme a Max Gazzè, Carmen Consoli, Tonino Carotone, Modena City Ramblers, Cisco e Piero Pelù. Ancora dal vivo nel 2019, toccano quota 1640 concerti proprio nell’ultima data del Summer Tour 2019, in attesa di una nuova partenza…imminente!

Il 14 febbraio 2021 Enrico “Erriquez” Greppi scompare a causa di un male incurabile. Un anno più tardi la band comunica la propria intenzione di proseguire la propria attività, annunciando una collaborazione con l’amico Cisco Bellotti. Il 20 maggio 2022 esce “Non fa paura”, album realizzato a quattro mani insieme a Cisco, cui fa seguito una nuova turnè.

Cisco
Il soprannome Cisco deriva dalla sua passione per il calcio. Infatti, tutte le volte che da ragazzo giocava a pallone con gli amici, indossava una maglietta con la scritta “San Francisco”, via via usuratasi fino a lasciare solo le ultime cinque lettere, per l’appunto Cisco. Grande appassionato di musica fin da bambino, Stefano Bellotti ha assimilato le canzoni e le musiche di molti cantautori italiani, come Francesco Guccini, Lucio Dalla, Fabrizio De André, Roberto Vecchioni, Enzo Jannacci e tanti altri, attraverso gli ascolti del fratello maggiore Marco Bellotti.

Ben presto ha scoperto, attraverso le amicizie, altri mondi sonori, primi su tutti i Beatles, poi di seguito Led Zeppelin, Deep Purple e Pink Floyd, di cui ancora oggi è un accanito ascoltatore nonché collezionista di vinili. Una grande scoperta per lui furono i The Pogues, che gli aprirono un mondo fatto di flauti, fisarmoniche e violini, ma rigorosamente suonati con verve punk ed energica. A quel punto il mondo folk era un territorio immenso e inesplorato tutto da scoprire, partendo dal folk irlandese e britannico (Christy Moore, The Bothy Band, Planxty, Chieftains), passando per quello balcanico (Goran Bregović, Cociani Orchestra), fino ad approdare al mondo latino (Les Négresses Vertes, Mano Negra, Manu Chao, Buena Vista Social Club), alle sonorità orientali e al “menestrello folk per antonomasia”, Bob Dylan. A influenzare più di tutti la cultura di Cisco e la curiosità per le radici sono stati i racconti dei nonni e degli anziani della famiglia sui partigiani, le storie del tempo di guerra e i canti in famiglia della madre ex mondina.

Particolare è l’incontro che lo stesso Cisco descrive con il palco e il suo gruppo storico: i Modena City Ramblers. Nel febbraio del 1992, con i Ramblers formatisi da qualche mese, Cisco viene a conoscenza di un concerto che si terrà al Kalinka, un locale di Carpi, di un gruppo che suona musica irlandese in pieno stile “The Pogues”. Cisco, che in quel periodo “non aveva testa che per l’Irlanda si fionda nel locale e un po’ alticcio sale sul palco a cantare alcune canzoni del repertorio irlandese”, tra cui Wild Rover, Irish Rover ed il cavallo di battaglia dei Pogues ‘If I Should Fall from Grace with God. Da quel momento Cisco diventa, insieme ad Alberto Morselli, uno dei due cantanti dei Modena City Ramblers. Successivamente, con l’abbandono di Alberto, Cisco diviene l’unico cantante del gruppo. In quel lasso di tempo Cisco realizza insieme alla band emiliana il demo tape d’esordio “Combat Folk” nel 1993 e 9 successivi album. Con i Ramblers vende 700.000 dischi e colleziona oltre 1200 date in Italia e in Europa.

Nello stesso periodo Cisco trova il tempo per collaborare con il gruppo di amici aretini dellaù “Casa del vento”, molto affini ai Ramblers sia come canzoni, tematiche e suoni. Da questa collaborazione nasce l’album “Novecento” neL 2001, ispirato al famoso film di Bernardo Bertolucci e agli avvenimenti sociali e culturali che sconvolgevano il mondo in quel periodo. Alla pubblicazione dell’album è seguito un tour insieme alla Casa del Vento. Cisco abbandona i Ramblers sul finire del 2005.

Dopo alcune collaborazioni nella realizzazione di dischi con altri artisti (come la “Casa del vento” e i “Fiamma Fumana”) si dedica all’incisione del suo primo disco da solista, intitolato “La lunga notte” e uscito il 1º settembre 2006. Il 27 ottobre 2007 registra il tutto esaurito nella data conclusiva del “Venite a vedere” Tour, presso l’auditorium Puecher di Milano. In questa occasione il cantautore di Carpi presenta una band di sei elementi, tra i quali spicca il nome di Francesco Magnelli (già tastierista dei CCCP). Durante un concerto lungo più di due ore, Cisco dà segno di una profonda maturazione personale, originalità stilistica e ricercatezza dei suoni, che passano da sonorità gitane a vere e proprie canzoni d’autore.

Ringraziamo Valentina di Shining Production per il graditissimo invito.

Foto della serata a cura di Ferdinando Bassi.

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