Intervista Irene Buselli

Sesto appuntamento il prossimo 24 marzo, ore 21.00, sul palco del MOU (Milano, Via Pacinotti, 4), con la rassegna “Because The night- La notte delle cantautrici”, giunta alla quinta stagione.

 

Sul palco la cantautrice, ideatrice e direttrice della rassegna Marian Trapassi e la cantautrice Irene Buselli, che abbiamo incontrato per una chiacchierata.

 

Irene Buselli ha vinto il Premio Bindi 2023, il Premio della Critica e la Targa Miglior Testo al Premio Bianca d’Aponte 2023, il Premio Nilla Pizzi 2023.  

 

E’ stata finalista al Premio Dubito 2023 e alla ventesima edizione del Premio L’Artista che non c’era.

È tra gli artisti selezionati per la prima fase di Musicultura 2024.

 

E’ una delle fondatrici di “Canta fino a dieci”, collettivo di cantautrici impegnato nella ricerca di uno spazio di affermazione per le donne nella scena musicale italiana. Una finalità analoga è perseguita anche dalla rassegna ideata e diretta da Marian Trapassi (Because the night- La notte delle cantautrici), con la quale il 24 marzo condividerà il palco del Mou.

C’è ancora molto bisogno di queste iniziative?

Purtroppo sì, il gender gap sui palchi e negli ascolti italiani è un problema sistemico che ha radici difficili da sradicare, ancor più che in altri ambiti. Una parte del progresso forse la farà il tempo, come sta succedendo ed è successo per molte altre professioni, ma una parte sostanziale non può che passare per queste iniziative: c’è bisogno che il pubblico veda che le cantautrici esistono e che le ascolti, perché solo così si cambiano la cose e si combattono gli stereotipi.

 

Mi occupo di intelligenza artificiale, ma cerco la bellezza in quella umana. Forse per questo scrivo canzoni- recita la sua bio Instagram.

Ci vuole parlare della sua quotidianità?

Sono laureata in Matematica, lavoro come Data Scientist e mi sto dottorando in Intelligenza Artificiale. Passo quindi buona parte della giornata a fare ricerca su come le macchine possano apprendere dai dati nel modo più efficiente, accurato e affidabile possibile. Questo è possibile grazie al concetto di “scorciatoia”: l’AI impara solo quello che è strettamente utile a risolvere un determinato compito. In questo senso dico che la bellezza va cercata invece nell’essere umano, nella sua imperfezione e inefficienza, perché è solo nella capacità di imparare o immaginare anche l’inutile che può svilupparsi la meraviglia. 

 

Ha appena presentato alle audizioni live di Musicultura 2024 i brani “Un dolore banale” e “Così sottile”. Vuole raccontarci questa esperienza?

È stata un’esperienza molto intensa emotivamente, sia per il contesto – il Lauro Rossi è un teatro bellissimo, e l’ascolto dei brani avviene nel silenzio più assoluto – sia per il fatto che era la prima volta che suonavo con una formazione così ricca (oltre a chitarra e voce, violoncello, chitarra elettrica e percussioni). Personalmente, il fatto che Musicultura sia un concorso è la cosa che mi interessa meno: faccio fatica a percepirmi davvero in competizione con gli altri gruppi, che hanno portato proposte artistiche molto eterogenee, difficilmente comparabili tra loro o con la mia.

 

«Troppo sottile per essere ascoltata» ha detto della sua voce. C’è un’interprete femminile a cui affiderebbe una sua canzone? 

Volendo sognare, direi Veronica Lucchesi (de La rappresentante di lista). È una delle voci che più mi colpiscono nel panorama italiano attuale, come timbro e intensità interpretativa – ed è diversissima dalla mia, il che darebbe un vestito totalmente nuovo alla mia scrittura.

 

Fra i prossimi appuntamenti live ce n’è uno che la emoziona particolarmente?

Giovedì 20 sarò a Madrid, per un concerto all’Istituto Italiano di Cultura insieme a Cristina Donà e Ferruccio Spinetti. È un grandissimo onore e sono molto emozionata, non vedo l’ora.

 

Se dovesse definire in tre aggettivi il suo album di esordio, “Io Io Io” (Pioggia Rossa Dischi, 2023)?

Introspettivo, intimista, ironico.

 

Il libro che ha sul comodino?

La vita agra, di Luciano Bianciardi

 

Il film che le ha cambiato la vita?

Non so se mi ha cambiato la vita, ma ha cambiato senz’altro il mio sguardo sul cinema: Kynodontas di Yorgos Lanthimos.

 

L’artista musicale che l’ha influenzata maggiormente nella scrittura?

Il principale colpevole del mio scrivere canzoni credo sia stato l’amore per Francesco Guccini, mentre le maggiori influenze nel farlo, almeno all’inizio, Giorgio Gaber e Florence Welch.

 

Intervista a cura della Redazione 

Un ringraziamento particolare a Verbatim Ufficio Stampa

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