Gli Accordi Disaccordi in oltre 10 anni di attività hanno collezionato più di 3.000 spettacoli, tra cui 12 esibizioni all’UMBRIA JAZZ (tra il 2015 e il 2022), 6 concerti sold out al BLUE NOTE, partecipazioni a festival internazionali, come Jazz à Juan (2016), Moscow Jazz Festival (2018), JazzMi (2018) e Athens Technopolis Jazz (2018), e diverse tournée in tutta Europa, negli Stati Uniti, in Australia e negli Emirati Arabi.
Il loro ultimo album si intitola “DECANTER”: un crossover di generi (gipsy jazz, melodie classiche, virtuosismi chitarristici e atmosfere cinematografiche), dalla ricercata sonorità acustica. Il lirismo e lo stile chitarristico e compositivo di Alessandro di Virgilio catturano l’ascoltatore con le sue melodie e intensi momenti d’improvvisazione, la chitarra di Dario Berlucchi e il contrabbasso di Dario Scopesi sostengono l’impianto musicale. Questa sezione ritmica gioca con le dinamiche, esaltando le melodie dal pianissimo al fortissimo e rendendo l’ascolto sempre nuovo.
«Decanter nasce grazie a questo percorso di crescita, è un disco maturo, ricco di sfumature e sonorità intense che richiamano mondi differenti – racconta la band – Ogni composizione ha una sua storia e un suo colore e nella sua interezza si presenta come un concept album sonoro, capace di catturare e coinvolgere un pubblico variegato».
Grazie a Parole e dintorni abbiamo fatto una piccola intervista scritta con la band:
- Ciao ragazzi e benvenuti su the front row. Come prima cosa presentateci la formazione della band e da dove venite.
Ciao a tutti i lettori di The Front Row e grazie alla redazione per quest’intervista. Accordi Disaccordi è un trio composto dai due chitarristi Alessandro Di Virgilio e Dario Berlucchi e da me, Dario Scopesi, al contrabbasso. Veniamo da diverse parti dell’Italia, ma la band si è formata a Torino ed è lì che viviamo.
- Raccontateci un po’ di storia della band: chi sono i fondatori ufficiali, quando è nata la band e com’è nata l’idea?
L’idea di formare la band è nata al cinema guardando “Midnight in Paris” di Woody Allen. Alessandro e Dario si sono innamorati della colonna sonora in stile gipsy jazz, si sono appassionati al genere e da lì a poco hanno iniziato
un’intensa attività da buskers. Era il 2012, qualche anno dopo mi sono aggiunto io al contrabbasso per completare il trio.
Il primo periodo di attività è stato fortemente connotato da una matrice gipsy jazz ma attualmente nei nostri spettacoli suoniamo solo la nostra musica originale che ha influenze più ampie e abbraccia generi come il rock e la musica da film.
- Parlateci un po’ del nome della vostra band: come nasce e che significato ha per voi?
Il nome è un riferimento a Woody Allen che ci ha dato l’imbeccata musicale giusta con le colonne sonore dei suoi film! Accordi e Disaccordi è la traduzione italiana del film “Sweet and Lowdown”. Abbiamo tolto la “e” ed ecco trovato il nome “Accordi Disaccordi”, che ci ricorda sempre di come abbiamo iniziato a suonare insieme.
- Presentatevi a chi non vi conosce: descriveteci il vostro sound e a quali gruppi e generi vi ispirate maggiormente. Tralasciando il solito discorso “non ci piace essere catalogati in un genere preciso”, in quale movimento/genere vi collochereste?
Il nostro sound abbraccia stili come il gipsy jazz, il pop, la musica da film e il rock, genere a cui tutti e tre siamo molto legati.
Credo che il nostro trio si possa collocare nel movimento della musica acustica strumentale. Ci ispiriamo ad artisti come Bireli Lagrene, Tommy Emmanuel, Gonzalo Bergara ma anche a compositori del calibro di Hans Zimmer o Brad Mehldau.
- Parlateci di DECANTER” e cosa possono aspettarsi gli ascoltatori dalle vostre canzoni?
Decanter è la sintesi dei nostri ascolti e delle nostre influenze musicali. Gli ascoltatori troveranno riferimenti a mondi musicali variegati: dal flamenco al rock passando da melodie dal gusto cinematografico, ad altre in stile gipsy jazz. Nel disco inoltre abbiamo invitati alcuni ospiti: al violino Anais Drago, alla fisarmonica Roberto Cannillo e al vibrafono Riccardo Conti. Ci sono però due elementi che fanno da filo conduttore e legano tutti i brani tra loro: la timbrica e la dinamica. Contrabbasso e chitarre manouche (diciamo le antenate delle moderne chitarre acustiche) creano una timbrica inusuale, soprattutto se usate in un contesto più “pop-rock” come il nostro. L’utilizzo delle dinamiche invece, dai pianissimo ai fortissimo, enfatizza il virtuosismo della chitarra solista di Alessandro. Credo che questi siano i nostri punti di forza.
- Ora parliamo della vostra discografia e carriera: qual è stata la prima cosa in assoluto che avete mai registrato, cosa avete inciso fino ad oggi e quante esperienze dal vivo avete avuto?
Il primo album è stato “Bouncing Vibes” registrato nel 2013. Abbiamo bellissimi ricordi di quel disco, lo abbiamo suonato tantissime volte durante il nostro periodo da buskers vendendone circa 10000 copie! In dieci anni abbiamo registrato 5 dischi, di cui gli ultimi due “Accordi Disaccordi” e “Decanter” composti interamente da brani originali. Abbiamo anche avuto l’occasione di rinforzare il nostro legame con il cinema, infatti lo scorso anno Alessandro ha composto la colonna sonora del film distribuito da Medusa “Vicini di Casa”.
Per quanto riguarda l’attività live, siamo orgogliosi di poter dire di aver girato un po’ il mondo! E credo che questa sia la cosa più bella per un musicista. Siamo stati negli USA, in Australia, negli Emirati Arabi, abbiamo fatto ben 7 tournée in Russia, da Mosca alla Siberia più sperduta e abbiamo avuto l’opportunità di suonare in diversi festival e locali in Europa tra cui Umbria Jazz, Blu Note, Jazz à Juan e tanti altri.
- Quale vostra canzone consigliereste a chi non vi ha mai sentiti?
Una delle nostre bandiere è “Stay”, un brano che quasi sempre è presente nelle nostre scalette dal vivo. Possiamo anche dire con orgoglio che è stata la prima canzone di Accordi Disaccordi ad essere inserita nella colonna
sonora di un film, nella fattispecie “Fabrizio De André e PFM – Il concerto ritrovato” di Walter Veltroni.
- Qual è finora il momento più bello e/o importante da quando siete una band?
Forse il momento più significativo e importante è stato l’invito a partecipare al festival Umbria Jazz nel 2015. E’ stato il nostro primo festival importante che ci ha permesso di avere una certa visibilità e aprire qualche strada nuova. Ne è nata poi una grande amicizia e collaborazione che ci vede partecipare al festival ininterrottamente dal 2015 come resident band.
- Chi è il principale compositore del gruppo? Usate qualche metodo per assemblare tutte le idee che vi passano per la testa?
Il compositore è Alessandro. E’ lui a imbastire tutte le bozze, le melodie e le armonie dei nostri brani. Successivamente in trio, facciamo un lavoro di arrangiamento e strutturiamo insieme le idee per trasformarle in canzoni.
- Quanto vi hanno aiutato i social network a farvi conoscere e quanto in generale questi strumenti possono aiutare un gruppo a farsi conoscere rischiando però di cadere nella marea di band emergenti che forse abusano di questi mezzi? A tal proposito, quali sono i vostri contatti sui social network?
Penso che siamo una band ibrida da questo punto di vista, mi spiego. Il trio è nato in un periodo in cui i social network non erano ancora così predominanti. Quindi possiamo dire che la nostra fan base più solida è nata grazie all’attività live. Oggi però i social sono uno strumento indispensabile per comunicare non solo con il proprio pubblico, ma anche con gli addetti ai lavori che molto più spesso si confrontano con noi su questi canali. Siamo attivi su Facebook e Instagram dove ci piace pubblicare reel in cui suoniamo qualcuno dei nostri brani originali o delle nostre canzoni preferite. Per noi la cosa importante è non snaturare il nostro modo di essere e pubblicare contenuti che, anche se mediati, rispecchino ciò che siamo come band.
Ci trovate alle pagine https://www.facebook.com/AccordiDisaccordi e https://www.instagram.com/accordidisaccordi/
- Parlateci degli artisti che vi hanno cambiato la vita, anche di tutt’altro genere. Quali sono i vostri gruppi o cantanti preferiti e quali vi hanno spinto a voler diventare musicisti?
Ti confermo che musicalmente arriviamo da generi molto diversi! Se dovessi citare un artista per Alessandro direi Steve Vai che lo ha sicuramente spinto allo studio approfondito della chitarra. Dario Berlucchi è sempre stato un grande amante dei Guns N’Roses e dei Coldplay. Io personalmente tra tutte le influenze che ho avuto sono legato particolarmente ai Jamiroquai e ai Weather Report.
E per i lunghi viaggi in macchina, un disco dei Metallica mette sempre d’accordo tutti!
- Album (o gruppo) straniero da consigliare ad un amico
Ok, ti do la mia versione personale alle prossime domande. Visto che a suo tempo mi era stato suggerito da un amico, consiglierei l’album “Continuum” di Jonh Mayer. Per me è uno dei pochi dischi dove qualsiasi pezzo potrebbe
essere un singolo. Composizioni dirette ma mai banali, che ad ogni ascolto svelano qualcosa di nuovo.
- Album (o gruppo) italiano da consigliare ad un amico
Vi consiglio di ascoltare i lavori di Anais Drago, una violinista eclettica e virtuosa con cui abbiamo avuto il piacere di condividere il palco più volte. Ed è anche nostra ospite nel disco “Decanter”.
- Album (o gruppo) in cui quale avresti voluto suonare
Beh se dobbiamo fare del fantacalcio, allora ti direi che sarebbe stato grandioso suonare in “Synkronized” dei Jamiroquai, l’album pubblicato subito dopo l’abbandono del loro primo bassista Stuart Zender.
- Ultimo album (o gruppo) ascoltato
“Hyper-Dimensional Expansion Beam” dei “The Comet is Coming”. Un trio super energico che ho avuto modo di ascoltare dal vivo lo scorso anno ad Umbria Jazz.
- Ultima cosa: lasciate un breve messaggio di saluto che possa anche convincere le persone ad ascoltarvi.
Ciao amici di The Front Row! E’ stato un piacere raccontarvi qualcosa di noi e siamo certi che ascoltando la nostra musica, potrete conoscerci ancora meglio e scoprire che condividiamo le stesse passioni musicali. Non vediamo l’ora di vedervi ad uno dei nostri prossimi concerti! Seguiteci sui nostri canali per scoprire dove suoneremo!
Intervista di Carlo Vergani
Un ringraziamento a Parole e dintorni