L’alternative rock non è una chimera irraggiungibile, sempre se hai vissuto nel 1999.
Un anno in cui si andava incontro al millennium bug e alle paure alla Matrix da fine millennio. Un anno oscuro, per molti di passaggio, per altri significativo come pochi, soprattutto se eri in procinto di scoprire The Ideal Crash. Un gruppo di Antwerp esce allo scoperto. Un nome, dEUS, a metà tra una marca d’abbigliamento e un brand di rumoristi dediti alla psichedelia. Eccoli in tutto il loro splendore, allora, mentre intonavano un album che lo scorso 28 aprile hanno suonato al Magnolia di Milano.
Vecchi e nuovi amatori di un classic sound del rock innovativo di marca alternativa, si sono quindi ritrovati al circolo milanese, per ammirare una band che suona con un eleganza senza eguali e una classe priva di fronzoli.
Una sicurezza nei loro mezzi e una forza espressiva che li rende unici e suggestivi, davanti ad una folla che riempie ogni angolo della sala, ogni anfratto e ogni anima del Magnolia, dove si sono ritrovati vecchi estimatori, magari con le loro famiglie e i loro figli tenuti sulle spalle. Da ogni angolo arriva un eco delle note di Tom Barman, leggendaria voce di un gruppo che è ancora in forma. E che forma.
Cambi di formazione che non intaccano la loro forza, portata in scena con otto ballerini/e che rendono coreografiche le note di un album che i dEUS suonano come la prima volta. Violino e doppia chitarra, carezze post-grunge e animo rock cadenzato dal vero indie, come i Pixies ci hanno insegnato. Amore per il suono sin da Put the freaks up front e la title track The Ideal Crash, ma anche stile e sudore che cade dalla maglietta a righe di Barman, con canzoni più melodiche come Sister Dew e Instant Street.
Non manca neanche il lo-fi di Dream sequence #1, canzone che rivive col sentore di una idea di rappresentazione di un suono reale, fatto dai dEUS dal vivo con un idea quasi sacra e sentimentale, prima della finale schitarrata di Roses che mette d’accordo tutti, anche quelli in fila fuori dalla sala perché arrivati tardi.
Perché di The Ideal Crash, inteso come album, c’è n’è solo uno.
Grazie a Indipendente concerti
Andrea Alesse
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