Fabrizio Cammarata, la recensione di Lights

Fabrizio Cammarata  

LIGHTS

800A Records/Kartel Music Group

 

C’è una musica che combatte l’egotismo, abbraccia la solidarietà e il buon senso. È la musica di Fabrizio Cammarata, palermitano che dopo Of Shadows esce dalle ombre per sentirsi a suo agio in un songwriting maturo, elegante e tremendamente folk.

Poesie di innata natura umana, scritte tra un concerto in giro per il mondo (come il festival SXSW) e una sbirciata alla riva del mare, ora trasposte in undici tracce solide dove Fabrizio suona chitarra, piano, basso, e percussioni, con l’ingresso di vari collaboratori che insieme a lui celebrano la musica intima dle cantante nostrano.

Melodie che invitano a vedere le verità profonde, con cori alla Passenger (la tenacia di Run Run Run), ma anche l’alt folk di KV, canzone che Fabrizio Cammarata interpreta con  particolare foga e profondità. Un uomo che esce dalla sabbia, come nella copertina, mettendosi a nudo con brani in inglese, lingua perfetta che si intramezza con la tradizione iberica di All is Brighter e la voglia di abbracciare l’italiano in Cassiopea.

Echi di suoni alla Joshua Hislop e Stu Larse (tradizione americana sempre avanti nel folk), nascosti anche dietro qualche synth, ma con la passione dell’acustico girovagare che è sempre presente, come nella liberazione di Eileen, passaggio musicale di forte impatto e dalle tematiche dolci (l’amore e la vera libertà) che òasciano il segno.

Un disco che si mescola con le letture di un artista maturo e solido, un narratore che non si ferma alla prima nota ma ispira anche lucide passeggiate notturne nella finale My Guitar At 4.am., brano per me essenziale per capire la verve di Fabrizio Cammarata e le su fragilità che diventano forze in nota.

“Inni alla vita” qualcuno lo ha già detto?

 

Andrea Alesse

recensioni@thefrontrow.it

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